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Il restauro della Chiesa Sant' Apollinare

Crosio della Valle (VA) – Italia

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Restauratrice Rossella Bernasconi – Relazione Indagini Stratigrafiche

RELAZIONE TECNICA E DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Il documento integrale Relazione indagini stratigrafiche – Novembre 2011 e’ scaricabile in formato PDF.

Questo un’estratto del documento:

Un'estratto dal documento

Dott. Ing. Giuseppe Battaini – Relazione Strutturale

RIFACIMENTO MANTO DI COPERTURA E CONSOLIDAMENTI STRUTTURALI

La Relazione_tecnica_strutturale completa dello strutturista dott. ing. Giusppe Battaini è scaricabile in formato PDF.

Questa un’immagine tratta dal documento.

Arch. Monfè – Relazione Tecnica di Progetto.

Tratto dal documento originale – Novembre 2011

OPERE DI RISANAMENTO CONSERVATIVO DELLA COPERTURA E CONSOLIDAMENTI STRUTTURALI.

DESCRIZIONE DELLA CHIESA
La chiesa ha uno sviluppo architettonico molto semplice a pianta rettangolare con abside semicircolare; quest’ultima fu adibita a sacrestia dalla seconda metà del 1500, a seguito del prolungamento del corpo di fabbrica. Le murature risultano miste e decoese realizzate con materiali di recupero quali pietrame di granulometrie differenti, intervallati con mattoni di cotto in corrispondenza delle aperture a costituzione dei vani delle finestre. Le facciate presentano all’oggi un disomogeneo intonaco di calce di uniforme cromatura sui prospetti nord e sud.
Completamente inglobato nell’edificazione moderna sulla facciata dell’attuale sacrestia risulta evidente il recente rifacimento dell’intonaco unitamente al cromatismo rosa; le stesse finiture di facciata proseguono sia sul campanile sia sul pozzo addossato alla muratura circolare dell’attuale sacrestia. Basamenti e rappezzi cementizi sono evidenti, in maniera più o meno estesa e con finitura più o meno scabra, su tutto il perimetro della chiesa. Affrescato è il prospetto ovest di accesso principale prospiciente la via S. Apollinare.
Quattro gradini in pietra sopperiscono al dislivello tra la strada e la porta d’ingresso il cui vano è sottolineato da conci in pietra, di importante spessore, la cui definizione si perde sotto una moltitudine di stratificazioni di intonaco riprese nel tempo. Sempre in adiacenza al vano d’ingresso si denotano ricostruzioni indiscriminate di intonaco, anche di natura cementizia; qualunque presenza di eventuali affreschi risulta perduta a causa dell’incuria del tempo e delle ricostruzioni sopra dette. All’interno delle ricostruzioni di facciata, a sinistra dell’ingresso, sono presenti: sportelli di ispezione del gas posizionato all’interno dello spessore della muratura (come consuetudine da parte delle società di servizi pubblici) e piccola bacheca.
Di altra valenza e testimonianza storico artistica è identificabile e leggibile al di sopra della quota del voltino d’ingresso ove, all’interno di una nicchia di facciata, innestata tra voltino in pietra e finestra circolare, è presente una raffigurazione di donna col bambino. A lato di questa raffigurazione padroneggiano gli affreschi di due santi dipinti all’interno di nicchie, di costruzione pittorica. A dare lustro alle raffigurazioni religiose, la facciata si corona di lesene perimetrali, capitelli, architrave e timpano, con lo scopo di sottolineare le semplici geometrie del prospetto.
Il pacchetto di copertura risulta ispezionabile solo dall’esterno in quanto la navata presenta un decorativo soffitto a cassettoni dipinto in bicromia. I cassettoni, o lacunari, sono scomparti incavati in un soffitto e disposti in maniera regolare, a scacchiera; la forma geometrica degli scomparti è il quadrato. Da analisi visiva, possibile solo dall’interno, l’elemento ligneo non presenta particolari segni di marcescenza, identificabili invece punti di percolamento sugli intonaci interni della chiesa. Sarà possibile un’analisi più dettagliata sul controsoffitto in assenza del manto di copertura.

OPERE STRUTTURALI
CONDIZIONI CONSERVATIVE DESCRIZIONE DEL QUADRO FESSURATIVO
Le facciate della chiesa presentano un quadro fessurativo esteso e differenziato. La struttura lesionata dalla presenza di tiranti, posati in corrispondenza della navata ed innestati nella muratura perimetrale, i quali sono causa delle consistenti fessurazioni leggibili sia internamente sia esternamente alla chiesa. Anche la facciata principale presenta fessurazioni importanti causate dalla spinta delle murature laterali soggette a rotazione. Per quanto concerne le cause delle lesioni, si rimanda alla relazione strutturale.
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INTERVENTI STRUTTURALI
Un primo intervento, dettato dalle esigenze strutturali sopra esposte, prevede l’esecuzione di legatura muraria eseguita mediante posa di ancore in acciaio inossidabile AISI 316 di sezione Ø 14 mm alloggiate in fori da 30 mm eseguiti a rotazione, senza causare vibrazioni alla muratura. Il materiale consolidante utilizzato sarà una miscela di malta costituita da un legante di caratteristiche simili al Portland unito ad aggregati di differente granulometria che, miscelato con acqua, produce una malta iniettabile ed a ritiro controllato.
La malta contiene inoltre additivi inorganici fluidificanti ed antiritiro e la verifica, mediante prove di laboratorio, ai test d’invecchiamento accelerato dimostrando che il sistema di questi elementi collaboranti risulta permanente. Per impedire incontrollabili e dannose dispersioni del legante iniettato, le barre sono contenute in calza di tessuto poliestere. Questa viene riempita col materiale consolidante fino a completa saturazione mediante iniezioni a bassa pressione, coassialmente al tirante.
Durante le fasi di iniezione viene effettuato un test di pull-out allo scopo di controllare le fasi di indurimento. Le caratteristiche di dilatazione della calza, 30% della sua sezione, consentono aderenza al foro ed alle irregolarità della muratura che, uniti alla porosità dalla calza, permettono un efficace legame meccanico con il substrato.
La tecnica proposta è collaudata dalla Bossong S.p.a. con sede a Treviolo (Bg); tale tecnica è stata accordata con autorizzazione n° 13711 GS del 2 sett embre 2006 anche per gli interventi attuati presso l’Oratorio S. Maria Rosa in Castiglione Olona (Va). Segue scheda tecnica dell’azienda fornitrice unitamente alle prove tecniche di intervento e di collaudo.

Le legature strutturali (come da documentazione grafica di progetto) sono previste:
1. in corrispondenza dei tiranti per cui è prevista la rimozione;
2. facciata principale;
3. finestra laterale.

Prima di procedere all’esecuzione delle perforazioni in facciata principale, si provvederà al consolidamento degli intonaci in corrispondenza delle porzioni interessate dall’intervento; in tal modo le perforazioni non causeranno accidentali perdite di affresco. La procedura di consolidamento avverrà mediante percolamento di prodotto idoneo, utilizzato per il consolidamento di affreschi e pitture murali in genere staccate dal supporto murario a cui si desidera conferire nuove caratteristiche di aggrappo quali malte da iniezione a base di calci naturali. Le qualità fisico/chimiche del prodotto utilizzato (tipo: cts PLM – I) sono:
– assenza di sali solubili efflorescibili
– non alterazione della permeabilità al vapore delle murature
– avere caratteristiche fisiche e meccaniche simili a quelle dei materiali su cui si interviene
– facilità di iniezione
– facilità di pulizia e rimozione nelle eventuali fuoriuscite
– additivata con inerti selezionati ed additivi modificatori delle proprietà reologiche
– tempo inizio presa: 24 – 48 ore
– peso specifico: 1,1 kg/dm³
– resistenza alla compressione: 12,7 kg/cm²

A ponteggio montato, la direzione lavori provvederà ad operare un’attenta analisi sulla porzione di affresco interessata dalle perforazione in facciata principale allo scopo di selezionare il punto più adatto all’inserimento della barra, ovviamente compatibilmente con le necessità strutturali.
Sarà inoltre cura dell’impresa che attuerà le perforazioni, unitamente al restauratore in loco, riacquisire la piccola porzione di affresco soggetta a perforazione allo scopo di ripristinare il materiale originario.
A tutela della facciata decorata, saranno inoltre attuate specifiche misure precauzionali tra cui l’esclusione di qualunque foratura di facciata per l’ancoraggio dei ponteggi. Altre misure precauzionali saranno applicate durante le operazioni di rifacimento della copertura sia mediante la stesura ed il mantenimento di teli di protezione sia con la stesura di teli cerati impermeabili che sormontino il ponteggio di facciata per impedire dilavamenti. Un’ulteriore operazione strutturale è da prevedersi in corrispondenza dell’arco trionfale mediante l’inserimento di tirante. Le fessurazioni sono il segno evidente di un cedimento dell’arco il quale ha subìto deformazione spontanea per depressione della chiave e rialzamento delle reni; tale processo, innescato ed aggravato dal peso della copertura che scarica parzialmente il carico mediante trave verticale, ha avviato processo di rotazione dei piedritti sotto la spinta dell’arco.

La collocazione del tirante, elemento in acciaio a sezione Ø 36 mm, ha funzione di impedire al procedimento deformativo di aggravarsi agendo sulla traslazione orizzontale dei pilastri d’appoggio. Il tirante sarà collaborante con la muratura mediante il posizionamento di capo chiave a paletto.
Date le evidenti lesioni nella muratura, si ritiene opportuno procedere ad un intervento cuci-scuci allo scopo di restituire omogeneità e continuità al paramento murario lesionato dalle fessurazioni.
Sarà successivamente ripristinato l’intonaco di calce e sarà operata, a necessità, opportuna velatura allo scopo di ottenere omogeneizzazione cromatica con l’intonaco originale. Il materiale utilizzato sarà malta pronta a base di calce idraulica naturale conforme alla UNI EN 459-1, classificata NHL5 e soggetta a marcatura CE secondo la normativa vigente ed inerti selezionati con granulometria da 0 a 4 mm tipo TASSULLO T30V, adatta alla realizzazione di intonaci, rinzaffi, riempimenti e tamponature, realizzazione di giunti in murature faccia a vista e allettamento mattoni, di peso specifico di 1750 ÷ 1850 Kg/m 3 , di classe CS III di resistenza a compressione (classificazione secondo UNI EN 998-1), resistenza alla diffusione del vapore (μ) pari a 12, pH > 10.5 e di classe A1 di reazione al fuoco.
Si prevede la preparazione del supporto mediante preventiva asportazione di polvere, efflorescenze saline, parti inconsistenti, disarmanti, muffe, materiale organico e quant’altro possa interferire con l’aderenza al supporto murario.

Lo stesso intonaco di calce sarà utilizzato a finitura dell’area sottogronda dove è presente un innalzamento della muratura originaria, questa intonacata. Tale strato, di consistenza incostante, risulta realizzato da mattoni in cotto impastati a mano e pezzi realizzati a macchina. La qualità della muratura risulta discutibile sulla scelta dei materiali utilizzati, sull’imprecisione di stesura della malta cementizia, e sull’assenza di metodica nella posa dei singoli elementi; il tutto risulta causa di un paramento murario disomogeneo. A seguito dello smontaggio del manto di copertura, si provvederà a ripristinare le porzioni di mattoni completamente slegate tra loro per concludere il ripristino con strato di intonaco.

Marco Tamborini – Ricerca storico-archivistica sulla chiesa di Sant’ Apollinare di Crosio della Valle

Ricerca storico-archivistica sulla chiesa di S. Apollinare di Crosio della Valle

Marco Tamborini

 

 

Antichità della chiesa

La chiesa di S. Apollinare di Crosio della Valle ci è nota in epoca medievale per un documento giunto fino a noi del 1119 nel quale si riporta che quell’edificio sacro era annesso ad un piccolo monastero di benedettine composto da sette monache (“monache ecclesie Sancti Apolinaris que est constructa in loco Crossi”). Queste, nell’ottobre di quell’anno, stendono il documento per confermare la loro obbedienza verso la chiesa di S. Vittore di Varese dalla quale dipendono, impegnandosi a pagare ogni anno nella festa di S. Vittore quattro denari o un equivalente in cera.

Ancora ritroviamo traccia di S. Apollinare in un elenco di chiese della diocesi milanese della fine del sec. XIII, il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, nel quale si dice che in pieve di Varese esisteva una chiesa dedicata a S. Apollinare “in loco grossi, plebis de varisio”.

Doveva essere di forma abbastanza semplice e tale la ritroviamo nelle descrizioni cinquecentesche.

 

 

S. Apollinare di Crosio nelle descrizioni delle visite pastorali del Cinquecento

Una prima descrizione viene stesa nel 1569 dal visitatore arcivescovile padre Leonetto Clivone che la denomina “capellam S.ti Apollinaris loci de Crossio”, membro della parrocchia di Daverio, quindi cappella e non chiesa a sottolineare la modestia dell’edificio. Questo era lungo 13 braccia e largo 8 (il braccio corrisponde a m 0,595), aveva un unico altare senza immagine sacra posto sotto l’abside a nicchia, che è senza tetto e scrostata, senza predella e povero di arredo. La chiesa è senza soffittatura e il pavimento è mal messo e irregolare.

 

Nel 1574 abbiamo la visita pastorale di S. Carlo Borromeo che stende una serie di ordinazioni per rendere l’edificio più adeguato alle indicazioni del concilio tridentino. Gli ordini sono secchi e perentori:

–        si provveda di una pietra sacra da inserire nella mensa dell’altare;

–        si ampli l’altare con cornici in legno e si fornisca di croce e candelieri d’ottone;

–        “si murino le due fenestrelle che sono nel muro meridionale et ivi se ne faccia una sola alla moderna, con la sua ferrata, et stamegna di tela”;

–        si imbianchino i muri della chiesa “dove fa de bisogno”;

–        si sistemi il pavimento in modo da renderlo uguale;

–        si faccia la soffittatura della chiesa;

–        si provveda di un vaso per l’acquasanta con la sua colonna per piede;

–        si muri la porta che va alla casa del massaro;

–        si faccia una sacrestia;

inoltre dà una lunga lista di suppellettili mancanti che vanno acquistate.

 

Una successiva descrizione della chiesa proviene dalla visita del delegato Antonio Seneca del 1581.

È una minuta con alcune annotazioni posteriori, quando alcuni lavori sono stati eseguiti.

La chiesa non è molto grande e minima è la sua capacità;  ha un solo altare sotto una nicchia ad arco, ornata da alcuni dipinti (“picturis minime ornata”); l’altare è indecente, i quattro candelabri sono in legno, sopra sono due gradini in mattoni, senza icona né immagine sacra. Il cielo dell’edificio non è soffittato, il pavimento non è adeguato, l’acquasantiera al muro è indecente, la pareti sono nude e senza nessuna immagine (“sine imaginibus”), la porta principale è ben munita, senza gradini, ci sono tre finestre oblunghe, due nella parete meridionale e una sulla facciata, sopra la porta principale.  La sacrestia è dietro la cappella maggiore che una volta era l’abside della chiesa antica (“que alias erat nicia ecclesia vetusta”). Le anime di Crosio sono circa 100.

 

Nel 1582  si impartiscono alcuni decreti da parte di S. Carlo per le chiese della pieve di Varese: per S. Apollinare di Crosio si indica che l’altare è nuovo con la pietra sacra inserita e la pradella è nella forma adeguata.

 

Alcune annotazioni del 1586, effettuate durante la visita dell’arcivescovo Gaspare Visconti, successore di S. Carlo Borromeo, ricordano che l’oratorio (“oratorium S.ti Apollinaris”) è coperto da tegole, l’altare è sotto una semplice nicchia, chiusa da un cancello ligneo e il campanile ha una campanella, non ha la sacrestia.

 

Sempre di Gaspare Visconti sono le descrizioni del 1591: l’altare ha due gradini in mattoni e i quattro candelabri sono sempre in legno; la pradella dell’altare ha una larghezza minima e angustia, mancano alcuni arredi sacri e il cielo della chiesa non è soffittato.

 

Nel 1597 il delegato Aurelio Averoldo visita la chiesa, sempre membro della parrocchia di Daverio. Anche qui si sottolinea non essere grande e quindi incapace per le funzioni. Ha un solo altare posto sotto la cappella ad arco, incrostata e ornata da pochi dipinti, l’altare, indecente, è senza croce e i quattro candelabri sono in legno; la pietra sacra è nella forma prescritta, inserita nella mensa, sopra l’altare sono due gradini in mattone, senza nessuna immagine sacra. Il cielo della chiesa non è soffittato e il pavimento non è livellato. L’acquasantiera è indecente, le pareti sono nude e senza immagini sacre. La porta principale sulla facciata è ben munita e non ha davanti nessun gradino per  salirvi; ci sono tre finestre oblunghe, due nella parete meridionale ed una sulla facciata sopra la porta d’ingresso. La sacrestia è dietro la cappella maggiore che una volta era l’abside della vecchia chiesa, anche qui con il pavimento non livellato, e i paramenti sacri sono conservati in una cassa (“Indumenta asservantur in capsa intra dicta nicia”).

 

Dalle descrizioni cinquecentesche si evince che la chiesa era molto semplice, monoabsidata eretta probabilmente in epoca romanica su di una precedente dove l’abside antica veniva mantenuta dietro la più recente e utilizzata in funzione di sacrestia. Non sono registrati alle pareti dei dipinti, se non alcuni nel catino absidale.

In nessuna di queste relazioni delle visite arcivescovili si fa cenno all’antico monastero di benedettine, probabilmente soppresso da tempo così da perderne il ricordo o comunque da non influire ormai più sulla vita e sulla realtà cinquecentesca dell’edificio.

 

 

Gli affreschi scoperti nel 1878

Francesco Peluso il 26 febbraio 1878 scive da Gornate una relazione sulla scoperta degli affreschi nella chiesa di Crosio che viene pubblicata sul fascicolo 14 (dicembre 1878) della “Rivista archeologica della provincia di Como” sotto il titolo Le pitture scoperte a Crosio.

Qui si dice che:

“soppresso il convento, prima che finisse il 1500, […] la piccola chiesa unita al chiostro venne accomodata a miglior uso del pubblico, togliendo via l’abside che serviva di coro alle monache, per farvi un po’ di sacrestia, e allungando la navata verso la fronte per maggior capacità della gente”. Gli affreschi che decoravano “le pareti laterali del presbiterio, la facciata, dietro l’altare, e la parte più vecchia del muro al di fuori della balaustra, erano sparite” […] “poi che si trovò chi credette miglior consiglio sottrarle alla vista, ricoprendole di più mani di calcina”.

Riportati alla luce in quell’anno, il Peluso ne descrive le caratteristiche e tenta di fare delle attribuzioni d’autore e individua due momenti di esecuzione, l’uno alla metà del sec. XV, l’altro all’inizio del Seicento, rivelando che “a destra del peduccio dell’arco vi è notato l’anno 1607”.

“Il ristauro, come dissi, consistette in ciò, che per dare alla chiesa il comodo d’una sacrestia, si valsero dell’abside che serviva di coro, e soppresse le monache, diventava inutile. Tirato su un muro ai due capi della curva, vi appoggiarono al di qua l’altare, che in origine doveva essere isolato, e al di là ebbero lo spazio a quell’uffizio”.

 

Fonti consultate

 

Archivio Storico Diocesano di Milano, Visite pastorali, pieve di Varese,

vol. 4, q. 1 (1569), q. 8 (1586), q. 9 (1591)

vol. 72, q. 15 (1574)

vol. 74, q. 49 (1582)

vol. 81, q. 25 (1597)

vol. 84, q. 43 (1581).

 

  1. Castiglioni, Fonti per la storia della pieve di Varese, in “Rivista della società Storica Varesina”, fasc. 2 (1953).

 

Le pergamene della basilica di S. Vittore di Varese (899-1202), a cura di L. Zagni, Milano 1992.

 

Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, a cura di M. Magistretti e U. Monneret de Villard, Milano 1917.

 

F. Peluso, Le pitture scoperte a Crosio, in “Rivista Archeologica della provincia di Como”, fasc. 14 (1878).

Benvenuti !

I lavori per il risanamento conservativo della Chiesina parrocchiale di Sant’ Apollinare sono cominciati a Luglio 2012 e sono tutt’ora in corso.

Questo sito cerca di mostrare aspetti di questa operazione di risanamento che non sono facilmente visibili. Il comitato ProChiesinaCrosio si e’ posto l’obiettivo di avviare l’operazione di risanamento ma anche informare sul valore storico di questo immobile che ci e’ stato lasciato dai nostri antenati ed e’ nostro dovere consegnare ai posteri in buone condizioni.

La chiesa di S. Apollinare di Crosio della Valle ci è nota in epoca medievale per un documento giunto fino a noi del 1119 nel quale si riporta che quell’edificio sacro era annesso ad un piccolo monastero di benedettine composto da sette monache (“monache ecclesie Sancti Apolinaris que est constructa in loco Crossi”). Queste, nell’ottobre di quell’anno, stendono il documento per confermare la loro obbedienza verso la chiesa di S. Vittore di Varese dalla quale dipendono, impegnandosi a pagare ogni anno nella festa di S. Vittore quattro denari o un equivalente in cera.
(tratto dalla relazione dello storico Marco Tamborini)

L’intenzione e’ quella di mostrare l’evoluzione dei lavori con descrizioni e fotografie dei luoghi altrimenti accessibili solo al personale tecnico coinvolto nel risanamento.

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